Recensione

Natalia Maria Maequidas Da Silva

Parlare dell’arte di Tommaso Buglioni è come avventurarsi in una discussione in cui ci si interroga sugli effettivi misteri dell’Area 51, o sui motivi e cause che hanno provocato l’esplosione di Tunguska, o, ancora, è come addentrarsi in una analisi del più psichedelico e allucinato pensiero freudiano o di Hoffman. I colori di Tommaso Buglioni, che firma sempre i suoi quadri TOM, sono forti, decisi, scioccanti. Nelle sue opere è possibile ritrovare un cubismo filtrato in chiave cibernetica, ma anche il cartoon underground mescolato alla grafica della migliore tradizione marveliana. Possiamo distinguere tratti vicini a Keith Haring fusi a sensazioni di ordine picassiano; possiamo riconoscere storie influenzate dal genio di Robert William o del Pizz ma è anche possibile paragonare i lavori di Tommaso a graffiti urbani o al talento di Jean Michel Basquiat. Oppure potremmo seriamente prendere in considerazione la reale esistenza degli extra-terrestri, viaggiare nelle astronavi aliene dipinte da Tom e con loro rompere le barriere spazio-temporali, uscire dal tempo reale e avventurarsi nel tempo non reale, assistere agli impatti esplositivi di meteoriti che, alla deriva nella nostra mente, collidono in meravigliosi turbini di chissà quale Big Bang.

Potremo mai immaginare che cosa passa nella mente di una donna che fissa uno specchio e vede una figura distorta per effetto di una distorsione dello specchio stesso? Potremo mai capire cosa pensa un pugile che ha preso un pugno di troppo e rimane con la guardia sollevata mezz’ora dopo la fine del mach? Potremo mai sapere che cosa spinge alla depressione una figura femminile vista al di là di una realtà virtuale? Io non so rispondere a questi quesiti e credo che neanche Freud avrebbe potuto analizzare i pensieri di questi personaggi, perché essi non vivono di pensieri, sono solo suggestioni ottenute dalle visioni. Questa riflessione sull’arte di Tommaso Buglioni non può concludersi che con una frase del replicante di Blade Runner: “se solo tu potessi immaginare, quello che i miei occhi hanno visto, ma tutto ciò non ha importanza perché verrà perso come lacrime nella pioggia”.. Natalia Maria Maequidas da Silva.